Cerca nel blog

mercoledì 23 novembre 2016

Lanificio Paoletti, parte 1: IL FIOCCO DI LANA


Carissimi lettori,
il 22/10 ho avuto il piacere di trascorrere un pomeriggio straordinariamente interessante che tutti voi mi invidierete.
Ma non abbiate paura, grazie alle risorse tecnologiche (ok, non tanto tecnologiche, ma questo passa in convento, eh!) e alla squisitezza di Paolo, sono stata autorizzata (davanti a testimoni affidabili, giuro) di poter condividere con voi cari amici tutto il mio
MATERIALE MULTIMEDIALE...esatto, foto ma anche VIDEO!


Mi sono prolungata eccessivamente, perciò squarciamo questo velo di Maya and lets speak easy!

Così in un soleggiato sabato di metà ottobre,  il lanificio Paoletti ha esaudito uno dei desideri più ardenti di noi appassionati di fashion e dintorni. Si, proprio così, ha  spalancato i battenti della propria azienda mostrando un meraviglioso showroom di materiali, ma soprattutto organizzando tre turni di visite guidate all’interno dello stabilimento mostrando i cicli di produzione dei tessuti di lana e i macchinari utilizzati!
(Apriamo una parentesi:
lo stesso proprietario ha portato squadre di una ventina-trentina di persone in giro per l'azienda illustrando le origini dell'attività ma anche azionando ogni macchinario  cercando di essere molto chiaro nella spiegazione dei processi di produzione del tessuto di lana..ergo: +1 punto a questa azienda italiana che ha capito che la chiarezza è un principio che arricchisce di valore il prodotto.
Conoscenza=consapevolezza di ciò che si compra = fiducia del cliente)


A proposito, chi è il target di questa azienda produttrice di tessuti?
I clienti finali di questo lanificio sono aziende di alta moda. Questo settore di nicchia, come voi sapete, è uno dei più stabili economicamente in quanto vi è un circolo monetario rigoglioso, la concorrenza è limitata e uno dell variabili di successo è la qualità delle materie prime.




Bene, come vedete dalla foto, il nostro tour parte dal monomero del filato: il fiocco di lana, ovvero quella massa di fibre  lana fresche di tosatura e lavate per togliere una prima parte di impurità (e lanolina, quel grasso che le pecore secernano naturalmente, dal tipico  color paglierino).


La lana proviene da allevamenti foreigners: inglesi, neozelandesi, cinesi, argentini ecc.. ma la maggior parte  dei pascoli sono australiani.
E la lana made in Italy? Dovete sapere che le pecorelle italiane sarde-piemontesi sono allevate primariamente  per scopo alimentare e purtroppo il vello  è costituito da fibre troppo grezze e per niente elastiche perciò sono delle ottime costolette alla brace ma non spiccheranno mai come celebrities nel campo della tessitura. Eppure tutta quella lana, per quanto di bassissima qualità, andrà a finire da qualche parte? Ebbene si, nulla si butta, infatti viene utilizzata per l’imbottitura di materassi e simili o in campo edilizio come isolamento.

Invece, la lana più pregiata e ambita porta il nome di " cashmere".
Io ho potuto stringere tra le dita un fiocco di lana di cashmere e vi posso assicurare che la morbidezza è sorprendente! Perfino le magliettine (in misto solitamente)  che troviamo nei negozi sembrano carta vetrata in confronto a quel candido batuffolo di fibre aggrovigliate dalla consistenza delle nuvole.
Nelle due foto potete notare che i fiocchi hanno tutti un colore diverso. Perciò sicuramente i più arguti tra voi si saranno già chiesti: "se ci sono così tanti colori come si fa ad ottenere un filo cromaticamente omogeneo?"
1. C'è la volontà di ottenere un  il filato mélange.
    Che cos'è un filato mélange? E' una tipologia di filato composto da fili aventi più sfumature cromatiche che rendono il tessuto dal colore sfumato.
2. Le fibre vengono miscelate molto bene cosi si crea un colore unitario più o meno stabile, per cui si ottiene un filato omogeneo.
3. Tintura. Ovviamente si procede con la tintura in filo, per cui si colora il filo, rendendo il colore più stabile e resistente nel tempo.



(-Piccola parentesi per ridere un pochino:
 avevo messo uno sbuffo si cashmere bianco in una bustina da far vedere in famiglia, mia zia vedendomi questo batuffolo tra le mani stava prendendone un pochino scambiandolo per zucchero filato!! E’ stato un gesto istintivo il suo, certo che io a mostrarlo a tavola le ho fatto una cattiveria perché non centrava nulla con i dolcini che ci stavamo pappando in questo momento..!)


Bene. Il prossimo post entrerà nel dettaglio nei processi produttivi, non mancate!

Nessun commento:

Posta un commento